CATturata da memoQ

tool-cat

di Daniela Corrado

Nelle ultime settimane, CATturata da memoQ, ho deciso di scaricarne la versione di prova. Ovviamente sto ancora imparando ad usarlo, ma mi piace molto perché lo trovo un programma estremamente intuitivo, e perciò adatto a chi vuole iniziare ad utilizzare i CAT.

In attesa di approfondirne meglio gli aspetti tecnici, ho trovato un utilissimo Gruppo Yahoo (solo in inglese) dove i traduttori possono sbizzarrirsi nel postare ogni tipo di dubbio e domanda su questo CAT, e una interessantissima pagina di Wikibooks  con una valida sezione “Tips and Tricks” (carinissima, tra l’altro, anche la “Whish List” in cui gli utenti possono aggiungere le migliorie che vorrebbero fossero realizzate sul software).

Inoltre, attendo con trepidazione il prossimo corso di Introduzione a memoQ (on line) che sarà decisivo nel convincermi se acquistare o meno il software in questione (dal momento che il corso dà anche diritto ad uno sconto sull’acquisto del 30%).

Ma cos’è e cosa fa esattamente un CAT tool? Un CAT tool, il cui nome sinceramente non ho ancora ben capito se derivi da Computer Assisted Translation o Computer Aided Translation (ma ormai non me lo chiedo neanche più!), è essenzialmente un software in grado di facilitare il processo traduttivo.

Che si traducano manuali, testi legali o finanziari, poco importa. Le parole e le tipologie di testi, si sa, in gran parte si ripetono. Non in maniera integrale, questo è ovvio (altrimenti un traduttore che ci sta a fare?), ma può capitare che i testi appartenenti allo stesso settore presentino delle somiglianze strutturali e terminologiche abbastanza evidenti, ed è qui che il CAT svolge la funzione di “aiuto” per cui è stato progettato. Apro una parentesi: la traduzione letteraria non è includibile in questo discorso. Alcuni traduttori letterari possiederanno di certo anche un CAT, ma dato che la narrazione e la poesia non sono “ripetibili” non credo che l’uso dei CAT giovi a molto per i traduttori che operano in questo campo, anzi semmai è il contrario.

Ad ogni modo, ritornando al discorso di prima, le componenti essenziali di un software di traduzione assistita sono: le memorie di traduzione, i database terminologici e l’editor di traduzione (nel caso di memoQ sono molto utili anche i corpora LiveDocs).

Non lasciatevi spaventare dalla tecnologia, perché normalmente il tutto è molto semplice e funziona così: il primo passo è creare un progetto di traduzione e caricare i file da tradurre (con memoQ è molto semplice perché c’è una procedura guidata che vi aiuta); una volta caricati i file, per iniziare a tradurre, bisogna cliccare sull’icona Translations e, nell’elenco dei documenti caricati, cliccare due volte sul nome del file che volete tradurre; ora, nel momento in cui si apre il file, l’editor si occupa automaticamente della formattazione del testo che (non vi spaventate!) viene diviso in segmenti (molto spesso un segmento corrisponde all’incirca a una frase); man mano che si procede con la traduzione, e un segmento viene tradotto e confermato (ricordatevi sempre di confermare!), esso viene aggiunto alla memoria di traduzione (TM), e così vada anche per i segmenti successivi.

La memoria di traduzione memorizza le coppie di segmenti (testo originale e versione tradotta) “riciclando” una traduzione nel caso in cui essa assomigli a quella di un nuovo segmento che si sta traducendo. Il suggerimento offerto dal software è utilissimo per recuperare i termini che abbiamo usato in precedenza e il contesto traduttivo in cui essi erano inseriti, permettendoci di fare un raffronto tra ciò che abbiamo già tradotto e ciò che ancora ci resta da tradurre.

Inutile dire quanto questo sia utile in caso di traduzioni molto lunghe o tecniche: uno strumento del genere, infatti, evita al traduttore di perdere tempo a ricercare frasi/parole già tradotte in precedenza.

Creando una TM si costruisce però un database di segmenti interi, non un glossario. Un CAT, tuttavia, ti permette anche di estrapolare i singoli termini dai vari segmenti e di costruire in questa maniera dei database terminologici personalizzati; oltre che di impostare le regole di segmentazione, autotraduzione, controllo di qualità, ecc.

Le memorie di traduzione e i database terminologici che creiamo mentre traduciamo possono essere riutilizzati nei nostri progetti di traduzione futuri, ne consegue un gran risparmio di tempo e energia!

Molti studenti confondono i software di traduzione assistita (CAT) con le così dette Machine Translation. Ecco, approfitto di questo post per fare chiarezza e dire che in realtà si tratta di due cose diversissime!!!! (Perdonate i numerosi punti esclamativi, ma è la meticolosità del traduttore che ogni tanto inevitabilmente straborda…)

La Machine Translation (Google Translate, per intenderci, ne è un esempio) opera delle traduzioni in modalità completamente automatica. I testi tradotti in questa maniera presentano di solito un numero molto elevato di errori e necessitano di un’accurata revisione prima di poter essere considerate affidabili e (scusate, ma devo proprio aggiungerlo) “leggibili”! I CAT, invece, non incidono affatto sull’autonomia delle scelte traduttive del traduttore, ma si limitano esclusivamente a proporre dei suggerimenti e possono essere considerati a tutti gli effetti come un’estensione tecnologica della memoria del traduttore; che non può sempre ricordarsi di tutto ciò che ha tradotto.

Chiunque abbia consigli/risorse/link/articoli e quant’altro su memoQ e voglia condividerli qui sul blog mi faccia sapere, anche in posta privata (l’indirizzo lo trovate qui nella sezione contatti).

3 Comments

  1. Condivido. Una volta che inizi ad usarlo non puoi più farne a meno!

    • Ciao Germana,
      che piacere ritrovarti qui! Ho appena iniziato ad usare memoQ, ed è stato amore al primo click. Spero sinceramente che le mie aspettative non verranno deluse.
      Un caro saluto,
      Daniela

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