Tradurre o non tradurre i giochi di parole? Questo è il dilemma!

di Daniela Corrado

Tradurre o non tradurre i giochi di parole? Questo è il dilemma!

Secondo quanto racconta Martin Gardner in “Enigmi e giochi matematici” Lewis Carroll, scrittore famoso per i suoi nonsense, misconceptions e word play, nel natale del 1877 inventò un gioco con le parole chiamato il “gioco dei doppietti” per due bambine che “non avevano nulla da fare”.

Sicuramente c’avrete giocato anche voi. Il gioco consiste nel passare da una parola data a un’altra di senso compiuto sostituendo una lettera alla volta e lasciando invariate sia le altre lettere che la lunghezza. Esempio: mare – male – mele – mela…

Carroll creò una bellissima stringa di parole in cui si passava da APE a MAN descrivendo così l’evoluzione dell’uomo: APE – ARE – ERE – ERR –  EAR – MAR – MAN.

Davvero impressionante!

A proposito della difficoltà di tradurre i giochi di parole, in questi giorni, sulla pagina Facebook di AITI, è comparso un simpatico articolo dal titolo “L’importanza di essere traduttore” dell’enigmista Federico Mussano.

Lo condividiamo con voi. Fateci sapere cosa ne pensate: L’importanza di essere traduttore.

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