Non ci resta che avere pazienza

di Daniela Corrado

Da dove iniziare? Iniziamo dal principio. Alcuni mesi fa, effettuando delle ricerche sul web sulle piccole case editrici che pubblicano eBook, mi sono imbattuta in un annuncio alquanto allettante: la Faligi Editore era alla ricerca di traduttori per ampliare il suo organico. Dopo aver visitato il sito ed il catalogo di questa piccola casa editrice, incuriosita, decido di contattare la redazione via email. Nel giro di poche ore ottengo una risposta: per lavorare con loro è necessario seguire un corso di formazione sulla tipologia dei contratti editoriali e sulla legge sul Diritto d’autore che si terrà l’indomani a Settimo Torinese; il costo totale del corso è di circa 160 euro. In particolare, la mail spiegava come, alla fine del corso, venisse rilasciato a tutti i partecipanti un plico contenente una prova di traduzione (di una trentina di pagine) da riconsegnare alla casa editrice entro un mese. La redazione, dopo un’attenta valutazione delle traduzioni, avrebbe scelto i traduttori più idonei per le future collaborazioni e comunicato singolarmente i nominativi ai prescelti. Non senza perplessità, stabilisco di andare avanti chiedendo le date di eventuali corsi futuri, dato che per me sarebbe stato impossibile organizzare un viaggio a Torino per il giorno seguente. Il tono della conversazione mutò di colpo passando dal “marcatamente gentile” al “palesemente scocciato”. Ad ogni modo, mi fecero capire che, se interessata, avrei dovuto presentarmi al meeting in questione altrimenti nada, rien, nothing to do. Ovviamente non ci sono andata. Perché spendere 160 euro -più spese di viaggio, vitto e alloggio- per andare a sentire qualcosa che posso benissimo studiarmi da sola dal Codice Civile? E soprattutto, perché tradurre trenta pagine gratis? Mistero…

Poi, una settimana fa, su wordpress, mi imbatto in un blog: No Peanuts! For Translators. Il blog, oltre ad essere un tentativo di denuncia volto a sensibilizzare i traduttori ad avere più rispetto per la loro professionalità evitando di lavorare per “delle noccioline”, contiene numerosi interessanti articoli su argomenti correlati alla traduzione. Ed ecco saltarmi all’occhio: “There Oughta Be a Law! – Faligi Editore Finds a Whole New Way to Cheat Translators”. Consiglio vivamente a tutti i traduttori, o aspiranti tali, di leggere attentamente questo articolo (c’è anche la versione italiana di Isabella Zani) e di diffonderlo a quanti più colleghi o conoscenti è possibile.

Ma non finisce qui! Ieri sera scopro, con immensa tristezza, che il caso Faligi, invece di restare circoscritto, si sta espandendo con l’espandersi del mercato dell’editoria digitale. 🙁

Ora c’è anche un’agenzia multimediale, una certa Full Service Center, che improvvisandosi casa editrice ha deciso di dar vita ad una collana editoriale; e, per fare questo, si è messa a reclutare sul web giovani traduttori e correttori di bozze a cui, prima di affidare il lavoro, offre (esattamente come fa ogni sei mesi circa la Faligi Editore!) un corso di formazione editoriale al costo di 150 euro. Ovviamente: niente corso, niente lavoro.

Qui c’è il link di uno di questi annunci per farvi capire di che cosa parliamo: http://www.job4italy.com/offerta.php?id=120997.

Davvero non c’è limite al peggio. Bisogna pagare per lavorare gratis? Speriamo che chi di dovere intervenga presto. Nel frattempo non ci resta che avere pazienza.

32 Comments

  1. Anny

    ci sono incappata anche io, e mi aveva incuriosito; per fortuna ho chiesto consiglio alla mia prof, la quale, seppur molto velatamente, mi ha fatto intuire che non c’era da fidarsi….. 😉

    Anny

  2. Silvia

    Anch’io mi ero informata un anno fa e alla mia domanda “Perché dovrei pagare per lavorare?” non mi avevano più risposto… Ma continuano a pubblicare annunci!

  3. Sì, è vero! Continuano a ripubblicare gli stessi annunci di selezione 🙁 A dimostrazione del fatto che le selezioni che effettuano non hanno lo scopo di formare un team -altrimenti le farebbero un’unica volta!- ma di guadagnare attraverso la formazione 🙁

    Ipotizzando che ogni gruppo abbia minimo 10 iscritti e che uno soltanto passi la selezione, restano degli interrogativi inquietanti:

    – che fine fanno le traduzioni dei traduttori scartati?
    – è mai possibile che una piccola casa editrice abbia bisogno di tutti questi traduttori?
    – rilasciano un attestato di partecipazione alla fine del corso? E, se sì, quest’attestato qualifica in qualche modo il traduttore?

    La Full Service Center, almeno a quanto scritto nell’annuncio, non chiede prove di traduzione.
    Chi garantisce, invece, ai partecipanti dei corsi della Faligi che le loro traduzioni di prova non verranno utilizzate?

    Mi piacerebbe tanto sentire qualcuno che al corso c’è andato 🙁

    • Jana

      Ciao, io avevo partecipato al seminario del decembre 2010,se vuoi ti scrivero in privato

  4. Anche io avevo contattato la Faligi e dopo aver letto questo articolo sono davvero contenta di averli mandati a cagare 🙂

  5. twitwi

    allora mi sa che mi han fregato con tutte le scarpe, per usare un eufemismo… io ho partecipato…

    • Ciao Silvia!
      Spero tanto di no… 🙁
      Ma quanto tempo è passato da quando hai partecipato?

  6. twitwi

    eh praticamente ho partecipato lo scorso ottobre… ora sto traducendo uno degli autori portoghesi più difficili in assoluto, Eça de Quierós, tra l’altro in edizione brasiliana, che comporta uno sforzo maggiore, essendoci poche ma notevoli differenze tra le norme (si chiamano così) brasiliana e portoghese europea!! la consegna è prevista tra una decina di giorni… poi per caso stamattina in un portale su fb (https://www.facebook.com/groups/stl.formazione/) ho iniziato partendo da un link, a vedere queste condivisioni di esperienze con la Faligi, e sono iniziati a sorgermi i dubbi, nonostante sia quasi alla fine della mia traduzione di 6 pagine, che mi ha preso all’incirca quasi un mese… sapete quanti soldini se ne sono andati per questa cosa?? all’incirca 300 euro…

    • Ho capito 🙁
      Credo che la miglior cosa da fare in questi casi sia mantenere la calma.
      Hai già investito tanto in questo progetto e non è giusto non tentare fino all’ultimo di ottenere un riconoscimento per il lavoro che hai svolto 😉
      Concentrati sulla traduzione e portala a termine con qualità e passione.
      Non so in quanti avete frequentato il corso, ma (stando alle regole) uno solo dovrebbe ottenere la possibilità di pubblicare la propria traduzione.
      Ti auguro con TUTTO IL CUORE di essere tu la prescelta! 🙂
      Dal punto di vista legale, invece, la situazione è un po’ più complessa. In linea generale, il modo più economico per tutelare i manoscritti è inviarli a se stessi con una raccomandata a busta chiusa -da non aprire una volta ricevuta- con su impressi -ben leggibili- la data ed il timbro postale.
      Tuttavia, questo discorso vale soltanto se la traduzione (o l’opera) non è commissionata: “Tuttavia, quando l’opera è creata su commissione o nell’ambito di un contratto di lavoro, il datore di lavoro o il committente sono considerati autori dell’opera e possono, pertanto, richiedere la registrazione.” (dal sito della SIAE: http://www.siae.it/olaf_cr.asp ).
      Ecco perché la situazione appare piuttosto ambigua…
      Tieni gli occhi ben aperti e mi raccomando, facci sapere come va a finire. 😉

      • twitwi

        grazie!! sei stata carinissima… il problema è che loro vogliono la traduzione inviata per e-mail… perché si tratta di scriverla in una matrice di esempio con font e formato già preimpostati… aldilà di tutto, per sdrammatizzare, se in futuro doveste aver bisogno di una traduttrice per la lingua portoghese, non esitate a contattarmi!! :))

        • Silvia

          la sensazione è quella che prendano i vari pezzi assegnati, li assemblino (chissà se a seguito di una revisione e magari senza nemmeno doversi proccupare dell’impaginazione…) e il prodotto è pronto… che tristezza!

          • twitwi

            è possibile contattare una di voi in privato?

    • Jana

      Io stò pensando ancora se firmare il loro contratto( peraltro non primo).
      casomai lo firmerò vorrei tanto mettermi in contatto con qualcuno che stà traducendo per Faligi. Parli solo di 6 pagine..ma il testo che ho scelto ne contiene 200pagine da tradurre.Se vuoi scrivimi al mio indirizzo:peperossa@libero.it

      • twitwi

        guarda Jana, io non ho più firmato nulla, pur avendomi loro offerto un contratto, e fu così che sparirono… meglio…. devo concentrarmi nel finire l’università ora…

  7. @ silvia: voglio davvero sperare che non lo facciano ;(

    @ chiara: sì, ti do la mia mail privata – danicorr81@yahoo.it
    Purtroppo domani sono fuori tutto il giorno per cui leggerò la posta solo di sera 😉

    @ all: sto pensando di dedicare una pagina del sito alla pubblicazione dei contatti dei traduttori…che ne dite?

  8. Alessandra Albani

    Io sono stata a un seminario della Faligi. Ho capito subito che non erano per niente seri, perché le prove di traduzione che assegnavano dovevano necessariamente essere sia dalla lingua all’italiano che dall’italiano alla lingua straniera. Io ho obiettato che la traduzione attiva, soprattutto in ambito editoriale, non si può fare perché non è né serio né professionale e loro mi hanno risposto che bisogna essere “eclettici”. Poi hanno spiegato che, qualora la prova fosse andata bene, le traduzioni che avrebbero affidato successivamente sarebbero state pagate in base alle copie vendute (il 10% di ogni eventuale copia per un tot di anni). In pratica, nessun pagamento alla consegna del lavoro, poi pagamenti in base alle effettive vendite del libro (e chi mi dice che il numero di copie vendute è reale? E poi se il libro non viene venduto?). Vista la poca serietà, io mi sono rifiutata di fare la prova e non sono più stata contattata. Intanto, ho perso una giornata e i soldi spesi per l’iscrizione al seminario e il viaggio.

  9. Kla

    Ciao ragazzi, perdonate il mio commento fuori dal coro, non conosco assolutamente la casa editrice in questione per cui non posso sapere se è seria o meno, tuttavia mi chiedevo se nel peggiore dei casi non potrebbe comunque fungere da vetrina per poter dire di avere qualche titolo tradotto nel cv, in modo che altre case editrici -quelle un po’ più conosciute, per intenderci- vedano che non si è proprio delle novelline e siano più propense a investire su di te? Purtroppo ho visto che entrare nel mondo della traduzione letteraria (almeno qua in Italia, spero che all’estero sia diverso) è praticamente impossibile, io per poter avere un paio di pubblicazioni ho dovuto propormi gratis comunque…altrimenti avrei dovuto rinunciarci. Certo, qui c’è la “fregatura” ulteriore che oltretutto il “corso” si paga…per me sarebbero spese non indifferenti dal momento che vivo in una regione piuttosto distante (una delle due isole maggiori… a voi le deduzioni), ma se almeno potessi contare su maggior visibilità lo farei…o dite che non conviene in ogni caso?
    Vi ringrazio,
    Claudia

    • Ciao Claudia,
      credo che ognuno abbia il diritto, e il dovere verso se stesso, di tentare ogni strada che ritiene sia utile alla realizzazione del proprio sogno. Un traduttore può anche decidere di lavorare gratis, anche noi collaboriamo in maniera volontaria con moltissimi portali, sia per fare esperienza, sia perché ci piace collaborare con con le associazioni che si occupano di difendere i diritti dei più deboli. Però tradurre un libro è un lavoro più impegnativo che tradurre alcuni articoli…Personalmente non credo che una grande casa editrice possa notare il traduttore semi sconosciuto di una piccola casa editrice che traduce libri in gran parte esenti da copyright. Preferirei impegnare il mio tempo nel tradurre un libro più recente, non ancora tradotto in italiano, da poter proporre alle case editrici che “investono” sui traduttori, non attraverso la formazione, ma scommettendo sul probabile successo della versione italiana di quell’opera. Queste case editrici le riconosci dalla serietà del contratto che ti propongono (pagamento alla consegna della traduzione e non in royalties) e da come costruiscono il marketing che permetterà al libro di essere conosciuto e venduto. Questo è il modo di fare che ci piace 🙂 D’altra parte, ci sono sempre giovani traduttori disposti a tradurre per poco o niente nella speranza di qualcosa di migliore; ma, se ci pensi un attimo, se nessuno accettasse simili compromessi, ci sarebbero solo traduttori pagati il giusto!

      • Sonia

        Ciao! potresti spiegare meglio quando dici:
        “Preferirei impegnare il mio tempo nel tradurre un libro più recente, non ancora tradotto in italiano, da poter proporre alle case editrici che “investono” sui traduttori, non attraverso la formazione, ma scommettendo sul probabile successo della versione italiana di quell’opera.”
        Ad esempio mi interessa molto la letteratura francese, come dovrei procedere? e soprattutto come proporre ad una casa editrice la mia traduzione? scusa, forse le domande ti sembreranno un po’ stupide, ma sono priva d’esperienza… 🙁
        Grazie
        Sonia

        • Ciao Sonia, figurati! La professione del traduttore è bella proprio per questo, perché di fronte a un nuovo testo si è sempre “privi di esperienza” e ogni interpretazione non è mai come un’altra perché il contesto è diverso.
          Allora, quello che volevo dire sopra è che le mie colleghe traduttrici editoriali, e anch’io per la pubblicazione di un libro ora ancora in fase di editing, abbiamo contattato delle case editrici che potevano essere interessate alla pubblicazione di quel tipo di testo.
          Dovresti prima cercare un libro da tradurre, leggerlo, tradurne una parte (saggio di traduzione), preparare una sinossi e una scheda dell’autore (chi è, che altre opere ha scritto, quali sono state tradotte, ecc.), spiegare all’editore perché insomma dovrebbe accettare di pubblicare proprio quel libro. Ovviamente se l’editore riterrà che il prodotto abbia un mercato, e gradirà la tua presentazione e il tuo saggio, se ne ha le possibilità economiche, potrà decidere di editare il testo da te proposto.
          Credo che si debba cambiare l’approccio con cui si contatta la casa editrice. Una casa editrice non può “assumerti” come traduttrice, non è un’agenzia di traduzioni. Una casa editrice vende libri, per cui devi convincerla che il tuo progetto editoriale è valido e che tu sei in grado di occupartene 😉
          Spero di aver fatto chiarezza.
          Buon Halloween!
          Daniela

          • Sonia

            Grazie Daniela! Sei stata chiara ed esaustiva!
            buon Halloween anche a te e buon lavoro a tutto lo staff! 🙂
            Sonia

  10. StiStronzi

    Hanno ricominciato le selezioni, ho letto l’annuncio che avevano pubblicato e mi sono anche candidata. Vi ringrazio per aver pubblicato le vostre esperienze: ho risparmiato 160 euro e una delusione.

  11. Daniela

    Ciao,
    Avevo già molti dubbi sulla Faligi, grazie per avermeli tolti. Nonostante le perplessità ero quasi tentata di partecipare lo stesso a un loro meeting considerando la spesa come una sorta di “investimento”…in caso di successo avrei finalmente avuto almeno un titolo sul cv sperando così di avere maggiori possibilità presso una casa editrice “normale” visto che finora tutti i miei sforzi sembrano vani….forse è lo scoraggiamento che porta ad accettare tali compromessi…
    Daniela

  12. Elisa

    Salve, io ho effettuato il corso con la Full Service Center quest’inverno, 260€ per la traduzione di 3 racconti, che sarebbero poi stati pubblicati in una raccolta con quelli di altri traduttori quest’estate.
    Concluso il corso, non ho avuto più notizie, nonostante i numerosissimi miei solleciti, nè dell’attestato nè della data di pubblicazione.
    Le uniche risposte ricevute erano, per l’attestato “ah non l’aveva richiesto? Glielo prepariamo” come se fosse normale fornirlo solo a chi lo richiede esplicitamente; e, per la data di pubblicazione, un generico “verso l’estate”.
    Stamattina, sempre più insospettita e spazientita, ho scritto loro minacciando di rivolgermi ai legali di Altroconsumo (il cui potere non si smentisce mai, basta nominarli perchè si aprano tutte le porte) se non avessi avuto risposta entro 48 ore.
    Mi hanno immediatamente risposto che i problemi legali li avrei avuti io x diffamazione se l’avessi fatto, e che loro cmq avevano già pagato tutte le quote dovute all’editore.
    E intanto di attestato ancora nessuna traccia….
    Diffidate e soprattutto diffondete!!!

  13. Efi

    Io ho partecipato all’incontro con la Faligi, mi è stato assegnato un testo di una pagina e mezza che ho tradotto in 5 giorni. Nonostante era un testo difficile sono riuscita a portarlo a termine. Dopo un mese ho ricevuto la risposta della faligi e il risultato della mia traduzione era ottimo. Dopo una settimana mi è arrivato il contratto con la scelta personale del autore da tradurre. La prerogativa era di tradurre un autore che è morto da più di settant’anni per evitare di pagare i diritti d’autore. Il contributo dal mio lavoro varia dal 10% al 30% per ogni coppia venduta. Non è un granché ma visti i tempi che in cui viviamo (io sono greca quindi figuriamoci) ho preferito di accettare. Ho pensato che sarebe un inizio in questo alto mare che ci troviamo tutti. Non so come andrà a finire ma se volete il mio consiglio, se avete un’elevata conoscenza linguistico-culurale della lingua che avete studiato e potete investire 160 euro per la vostra causa, tentate. Si deve pur iniziare da qualche parte, fare un buon curriculum per essere considerati da case editrici più grandi.

  14. Efi

    Scusate gli errori 🙂

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